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VENERDÌ 1 OTTOBRE 2021 - ESCLUSIVE

CUONO GAGLIONE: “LA VITA DI MARADONA IN 25 ‘CAPITOLI’:  HO DONATO I MIEI QUADRI ALLA ‘CASA DE D10S' PER UNA MOSTRA PERMANENTE IN ONORE DI DIEGO”


Il noto pittore acerrano, tifoso del Napoli e di Maradona volerà a Buenos Aires per inaugurare la mostra sul D10S nel museo a lui dedicato


 
     
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A cura di: Maria Villani
Fonte: Napolicalcionews

È  un pittore ma anche un grande tifoso del Napoli, il Maestro Cuono Gaglione è soprattutto un tifoso speciale di Diego Maradona, che ha conosciuto e immortalato più volte sulle sue tele. E per  il prossimo 25 novembre, primo anniversario della scomparsa di Diego, il noto pittore acerrano farà parte di una grande iniziativa che unirà Napoli ed Argentina: 25 suoi quadri saranno esposti alla Casa de D10S a Buenos Aires in una mostra che avrà a carattere permanente. Questi dipinti sono un po’ come 25 capitoli di un romanzo, il romanzo della vita di Diego Maradona. “L’iniziativa della mostra è stata mia, io  ho fatto la proposta,  ed il direttore del museo mi ha invitato: mi hanno accolto a braccia aperte”. Questo ce lo dice lo stesso Maestro che ha ci concesso una lunga intervista nella quale racconta come è nata l’idea della mostra e il suo rapporto con il più grande giocatore del mondo.

Nel 1988 donai un quadro a Diego, di questo quadro avevo perso le tracce, non sapevo più dove fosse finito… pensavo che Diego l’avesse dimenticato da qualche parte nel mondo. Invece non fu così: era stato donato al Boca Juniors dopo che Signorini l’aveva portato nel 1991, dopo la partita con il Bari e la sua positività. Diego aveva portato questo quadro in Argentina.

Vogliamo ricordare il soggetto del quadro?
Sono i festeggiamenti che io prevedevo per il ‘secondo scudetto’ del 1988 che poi non avvenne e ricordiamo tutti come andò quella partita con il Milan… si sedettero tutti con 5 punti di vantaggio, dovevano solo pareggiare per vincere e non fu così, per cui non si compì il sogno mio e di tutti i napoletani. 
Io realizzai questo quadro subito dopo la vittoria di Torino per 3-1, nel novembre del 1986, ma allora non pensavo mai di poterlo donare a Diego. L’idea mi venne in seguito, pensando proprio che Maradona era l’unico a rappresentare la maglia del Napoli. Gliela portai l’8 aprile del 1988, alla vigilia della gara interna con l’Inter, partita delicatissima…

Fu l’ultima vittoria del 1987-88, 1-0…
E segnò proprio Maradona… in quella occasione gli dissi ‘Diego non ti preoccupare’: lui aveva subito un infortunio la mattina durante gli allenamenti, Pergolizzi gli era saltato su una caviglia e il buon Carmando gli aveva procurato una scarpa gessata. Non poteva giocare e non poteva neanche ricevere me che ero ai cancelli del Centro Paradiso a Soccavo. Il compianto Carlo Iuliano che ringraziai e ricordo ancora per la sua gentilezza, mi disse: ‘Purtroppo Diego non può riceverla perché stamattina ha avuto un incidente e non so se rientra dall’ospedale. Se torna, qualcosa si può fare’. Diego rientrò dall’ospedale, mi vide, mi fece un bel sorriso e comunicò al Dr. Iuliano di far entrare solo me, ma c’era anche mio figlio con me, infatti nella famosa fotografia ci sono io, Diego e mio figlio mentre gli sto donando il quadro. Fu Carmando a scattarci la foto e disse: ‘scusate, io di foto ne scatto sempre due, perché alla prima taglio sempre la testa’ e  infatti la prima foto fu di me e Diego senza testa… menomale che c’era la seconda foto! Con  Diego poi scambiai qualche parola e gli dissi: ‘Non ti preoccupare, vedrai che domenica giocherai e segnerai pure e mi dedicherai il gol’.

E così è stato.
Sì, segnò ma mi disse: ‘I gol non sono degli altri ma solo per mia madre’, quindi la dedica non arrivò. Mi regalò però un poster, con tutte le firme dei suoi compagni di squadra: Careca, Giordano, Ferrario, tutta la rosa, più un bel mazzetto di autografi che io ho provveduto a distribuire agli amici che me li avevano richiesti in grande quantità, amici anche siciliani, oltre che napoletani. Alcuni di questi autografi li ho ancora.

Oltre agli autografi il poster con le firme di tutti i giocatori lo ha ancora?
Certo, lo conservo tuttora gelosamente! Lo avevo nella mia casa di Modica, è un cimelio dal valore inestimabile per me. Questo poster non lo avevo portato io ma me lo ha dato lui e sulla sua figura l’autografo è accompagnato dalla dedica ‘Diego con affetto, 10’.
Mio figlio era molto arrabbiato perché lui voleva la maglietta, ma  Diego gli rispose: ‘tesoro non ce l’ho’ e invece della maglia gli diede un bacio.

Quanti anni aveva suo figlio allora?
Il bambino allora aveva 8 anni e allora se ne andò un po’ scontento… io gli dissi: ‘Non ti preoccupare perché passerai alla storia!’.

In effetti se una maglia si può recuperare, un bacio è personale e resta in eterno…
E un bacio in fronte! Diego prese mio figlio in braccio, nonostante la scarpa gessata, lo sollevò e gli diede il bacio.
Questo quadro era situato al Paternal e questa è l’ultima posizione che occupava, c’è anche un ritaglio del giornale e la foto della consegna del quadro. ‘Omaggio a Maradona con cuore napoletano’.

Il  Paternal è un museo?
È un ‘barrio’, un quartiere di Buenos Aires, anzi è ‘La Paternal’, una specie di città all’interno della capitale. Il direttore del Museo ‘La Casa de D10S’ Miguel Martin Perez, mi ha inviato l’invito ufficiale ad esporre le mie opere in occasione del primo anniversario della scomparsa  fisica del miglior giocatore di tutti i tempi.  Hanno invitato me e la mia compagna e noi saremo loro ospiti. Ancora non so se sarò rappresentato da un Senatore della Repubblica Italiana.

La accompagnerà?
Dovrebbe, ancora non si sa, attendo una sua risposta, un Senatore del quale per ora non posso fare il nome ma che mi ha dato un contributo per le spese di trasporto dei quadri. In una delle foto si può vedere la cassa che ho confezionato con tutti gli strumenti. Quella cassa contiene la bellezza di 25 quadri! In copertura ci ho messo il libro ’60 anni d’amore per Acerra’ del 2018.

Com’è scattata la ‘scintilla’ della partecipazione alla mostra?
Più che scintilla un invito diretto, per vedere questo quadro loro fanno pagare e per vedere i miei quadri ci sono già centinaia di prenotazioni!

Quando si terrà la  mostra?
Dal 25 novembre 2021 in poi, la mostra avrà carattere permanente: i miei quadri io li sto donando al museo, resteranno lì. Questa è stata la ‘scintilla’ per cui Martin Perez mi ha invitato ufficialmente ad esporre le mie opere.

E così lei ha deciso di donare i suoi quadri alla Casa de D10S.
Ho deciso di donare i miei quadri perché il museo ne faccia buon uso e da quello che mi riferiscono ne avranno gran cura. Anzi, è probabile che creeranno una sezione dedicata a me nel museo di Maradona.

Appropriato per 25 opere!
Solo che attendere 4 anni, con la burocrazia che non ti viene incontro, ti fa scontrare! Per avere l’autorizzazione dei Beni Culturali sto ancora a chiedere come si fa per avere le autocertificazioni e finalmente mi sono arrivate ieri.

La burocrazia italiana...
Tutte le opere che escono dall’Italia devono avere una autocertificazione, ma io sono una persona anziana, non sono abile a smanettare come una persona giovane, con i vari moduli online… è dovuto intervenire mio figlio per aiutarmi per compilarli: 25 autorizzazioni, una per quadro, tutte da aggiungere alla cassa. Dal 3 agosto ho avuto problemi per un mese e mezzo, ma come si dice: la pazienza è la virtù dei forti e ce l’ho fatta grazie anche a mio figlio Donato.

È lui il ragazzino del bacio di Maradona?
No, lui è il mio secondo figlio… la cosa che mi duole però è non aver trovato riscontri nella Società Calcio Napoli, né nelle Istituzioni, tranne che per il Senatore che per ora resta anonimo.

Si può almeno dire se è napoletano?
È di Portici,  è di fede azzurrissima e amante di Maradona in modo specialissimo. Io l’ho conosciuto tramite mio nipote che mi ha messo in contatto con lui e, come ho detto prima, ha contribuito anche alle spese di spedizione.

E questa è un’altra problematica che lei aveva riscontrato: difficoltà nel trovare gli sponsor.
Sì, perché io vivo di normale pensione. Tuttora io sono alla ricerca di uno sponsor per il viaggio, invano, almeno per ora. Qualcosa potrebbe cambiare se il Senatore riuscisse ad accompagnare me e la mia compagna: è suo desiderio venire con me in Argentina. Anzi lui vorrebbe rappresentare l’Italia ma ci dobbiamo incontrare e mettere a punto tantissime cose: non  potrei presentarlo come Senatore d’Italia in mancanza di incentivazioni da parte del Governo.

Probabile ci sia uno studio in atto per supportare il viaggio non solo a titolo personale ma anche a titolo istituzionale.
Esattamente! E le difficoltà non sono mancate, anche nel produrre il mio passaporto le ho riscontrate, mi ha molto seccato… sperando poi non ci siano difficoltà con il volo, perché pare che in Argentina sia tutto bloccato.

È per il Covid?
Sì, perché dovrei osservare 10 giorni di quarantena là e a pagamento: 100 euro per ogni giorno di quarantena: non posso restare così a spese del museo… e per me che ho 74 anni tutto questo pesa come un macigno. Fino a qualche anno fa mi sentivo ancora arzillo, ora le forze cominciano un poco a calare e devo badare alla mia salute, ho avuto il cambio di un terzo pace-maker.

Tornando alla mostra, lei presenzierà alla sua apertura?
Lo spero!  

Gli ultimi quadri sono i titoli, realizzati con tecnica collage e colori acrilici: ho raccontato dall’inizio fino al disorientamento che lui ha avuto, alla sua fragilità, il gol del secolo, la mano de Dios, la speranza, rivalità ed amicizia con Pelé e la sua generosità quando ad Acerra partecipò a una partita di beneficenza. Su quel campo ci fu anche l’anticipo del gol del secolo, la serpentina con gol finale contro l’Inter… si può ancora vedere su Youtube, era il 1985, sul campo di Acerra, tutto infangato.

Fu per aiutare un ragazzino che aveva problemi di salute, vero?
Sì, problemi al labbro credo; servivano 100 milioni di lire allora, ne furono raccolti 80, e lui i 20 mancanti milioni li colmò con un suo assegno personale.

Un suo concittadino, allora compagno  di Maradona nel Napoli e suo amico fu l’organizzatore, Pietro Puzone.
È anche un mio amico!

Fu proprio questo vostro comune amico a raccontare in TV tempo fa come Diego accettò l’invito alla partita senza esitare, sapendo che si trattava di un ragazzino bisognoso.
Esatto! E la partita fu disputata contro il volere di Corrado Ferlaino, l’allora presidente del Napoli: non voleva.

Temeva gli infortuni, Maradona rischiava seriamente, invece volle giocarla lo stesso in un campo che era un vero pantano.
Certo che volle giocare lo stesso! Tanto è vero che ho fatto uno di questi quadri intitolandolo ‘Acerra solidarietà’, mentre un altro è ‘la generosità’, e proprio su questo dipinto scrivo che Diego ha fatto il gol del secolo in anteprima. È un quadro realizzato con collage.

Predominano i toni dell’arancione in questo quadro, come mai?
La solarità, la generosità: è un colore caldo, rappresenta il calore del cuore, della vita buona, di chi si dona veramente con tutto il cuore. Poi ce ne sono anche altri in cui prevale questo colore.

25 quadri, 25 titoli: fanno pensare ad un grande romanzo…
Verissimo, è così: infatti l’inizio è ‘il prodigio’ e termina con un muro rotto, l’ultimo sguardo che Diego dà al mondo con la maglia del Napoli, mentre rompe questo muro e guarda come per dire ‘addio ragazzi, io vi lascio’. È come se squarciasse questo muro. È l’ultimo dipinto e vi ho anche aggiunto una frase da lui pronunciata: ‘Cosa direi a me stesso al cimitero? Gli direi, grazie per aver giocato al calcio’.

Questo quadro fa un po’ pensare all’ultima sequenza del film The Truman Show: il protagonista, che viveva in un continuo Reality Show, trova la porta per uscire di scena, saluta gli spettatori e se ne va.
Esattamente! È un po’ la stessa cosa anche qui: quel muro squarciato dà la stessa impressione.

Maestro,  la solitudine di Diego, è riuscito a metterla su tela?
Sì…

Nell’incontro che lei ha avuto si coglieva questa solitudine?
‘Solo contro tutti’, anzi ‘la desolazione’: c’è un collage emblematico che vede 6 giocatori di una squadra e lui solo mentre gioca a pallone. Col pennello ci ho scritto io ‘Solo contro tutti’ ed è sui toni del rosso.

Si vede un urlo in basso a sinistra.
Esatto!

Che cosa ha colto nella solitudine di Diego?
L’amarezza di non aver potuto dire al mondo che bisogna essere anche generosi.

Secondo lei non  è riuscito a comunicare questo suo messaggio?
È riuscito a comunicarlo, sono stati gli altri che non lo hanno colto.

Spesso negli ultimi tempi è stata sottolineata la grande differenza tra l’uomo, Diego: gentile, alla mano, ed il personaggio, Maradona: spesso scontroso e musone.
Quando io l’ho incontrato tutte queste cose negative non le ho riscontrate. Anzi, nell’avermi firmato quella cinquantina di autografi che ho subito distribuito ai nipoti che mi attendevano oltre il cancello, la  sua grande generosità ed attenzione alla persona io l’ho notata. Ed era ancora una persona molto giovane, non era ancora entrato in quel mondo che l’ha portato poi al disorientamento, all’incertezza, alla desolazione. Il vero Diego si è visto sul campo di Roma ai Mondiali del ’90, quando chiamò ‘figli di…’ tutti gli spettatori dell’Olimpico che fischiavano l’inno argentino.

Quello è un solo contro tutti...
Sì, e c’è un quadro che si chiama ‘La truffa di Roma’, dove lui manifesta la sua rabbia, il suo disappunto per come era stato trattato in quanto giocatore del Napoli e dell’Argentina: fischiato proprio per quello…. A 4 minuti dalla fine quel rigore non c’era.

Qual è stata la reazione del direttore Martin Perez a questo ‘romanzo per immagini’?
Ma loro i quadri non li hanno ancora visti! Hanno visto solamente i titoli. I quadri arriveranno in Argentina senza che loro sappiano il contenuto, i quadri li ha visti solamente mio nipote.

Quindi il museo accoglierà i suoi quadri ‘a scatola chiusa’?
Esattamente! Perché si fidano di me  e di quello che sto facendo. Ho inviato una foto di me mentre preparo la cassa con tutti i dipinti. L’unico quadro che conoscono è quello dal titolo ‘Grazie Diego’, l’ultimo.
Aggiungo inoltre che sto preparando un quadro per un’altra mostra: a dicembre ne terrò una al Museo Storico Diocesano di Acerra. Ho infatti donato alla Curia un quadro di Mons. Antonio Riboldi che è stato lì esposto. E mi hanno invitato a fare una mostra là.

Concludo dicendo che c’è un’altra persona che poi mi sta aiutando in questa impresa: Danilo Filippini. È un ex giocatore del Varese che adesso sta organizzando un po’ di cose per raccogliere fondi per il volo.

Ha conosciuto Diego?
Diego  non lo ha conosciuto, in compenso ha conosciuto Ferrario ed altri giocatori. Adesso fa il costruttore,  in questa impresa ci sarà anche il suo aiuto.

Intervista a cura di Maria Villani